Criticità al pronto soccorso ortopedico - Le Cronache
Attualità

Criticità al pronto soccorso ortopedico

Criticità al pronto soccorso ortopedico

di Erika Noschese

Definire un percorso per i codici verdi per i pazienti che vengono inviati al pronto soccorso ortopedico. E’ la richiesta avanzata da Pietro Antonacchio che evidenzia come allo stato attuale il paziente debba accedere prima ai locali del pronto soccorso ed essere visitato, poi mandato in consulenza ortopedica al secondo piano, successivamente praticare raggi vari al pronto soccorso radiologico ritornando al piano 0 per poi ritornare al secondo piano per un’ulteriore consulenza ed infine ritornare al punto di partenza, ovvero al reparto di accettazione: i tempi tra visite, esami diagnostici e consulenze raddoppiano l’attività ospedaliera creando disagio a tutti gli utenti. Nello specifico l’attuale protocollo prevede: accettazione al triage del pronto soccorso; visita ortopedica al secondo piano nei locali di ortopedia; in caso di prescrizione di esame radiologico, il paziente ridiscende ad eseguire lo stesso nei locali di Radiologia di ps al piano terra; il paziente deve quindi tornare in ortopedia al secondo piano, poi viene dimesso o ricoverato; in caso di ricovero, per ingessatura, il paziente proridiscende in Radiologia di ps per effettuare il controllo; quindi il paziente risalirà al secondo piano per le dimissioni. Una situazione che crea non pochi disagi a causa dell’accavallamento di personale e pazienti che stazionano nel corridoio ed in sala di attesa del secondo piano, sezione Ortopedia, in quanto tra attività di reparto, ps ed ambulatoriale, le persone si accalcano e c’è possibilità concreta di continui assembramenti col rischio di nuovi contagi e focolai intraospedalieri, bypassando quelle che sono le direttive nazionali in tema di profilassi generale per contrastare il “virus pandemico”, ma soprattutto mostrando poca attenzione ai bisogni dell’utenza (fatevi un giro nelle ore di maggiore affluenza); non vi è personale dedicato per la “carovana” venutasi a creare, ma si sopperisce producendo ulteriori centinaia di ore di straordinario mensili, gravando sul fondo aziendale del comparto; inefficienza delle attività, creando file interminabili ed attese sempre più lunghe; percorsi “non percorsi” che creano disagio al paziente per i motivi sopra descritti; aggravamento del carico di lavoro degli operatori tutti del reparto di ortopedia, in quanto oltre ad ottemperare agli obblighi inerenti alle attività di reparto, ambulatorio, assistenza al paziente pre e postoperatorio, urgenze ortopediche, devono anche assorbire ulteriori attività senza un adeguamento degli organici; aumento del rischio di eventi avversi da errori procedurali, causa percorsi ad hoc non attivati. Da qui la richiesta di Antonacchio di approfondire la tematica con un tavolo tecnico tra i vari responsabili di struttura, direzione strategica e organismo paritetico, in modo che si creino percorsi alternativi e innovativi per il bene dei pazienti e per il benessere degli operatori sanitari; predisporre un immediato adeguamento degli organici al mutato fabbisogno assistenziale; attivare un potenziamento del servizio provvedendo ad un adeguamento dei macchinari finalizzati a garantire qualità delle prestazioni.