Crisi del pomodoro, le accuse di Leo del marchio Nobile - Le Cronache
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Crisi del pomodoro, le accuse di Leo del marchio Nobile

Crisi del pomodoro, le accuse di Leo del marchio Nobile

Il nostro viaggio all’interno della crisi del pomodoro non è terminato, prosegue soprattutto attraverso coloro che sono parte fondamentale della filiera nella lavorazione dell’oro rosso. Sono soprattutto le aziende che portano sulle case dei salernitani e non solo il prodotto pronto per l’uso alimentare. Cambiamenti climatici repentini e problematiche logistiche, soprattutto il trasporto, stanno mettendo non poco in difficoltà il settore. Il pomodoro, per colpa soprattutto del caldo torrido, ha subito una maturazione anticipata che sta provocando criticità nella raccolta e nello smistamento verso le aziende di lavorazione che per la maggior parte sono concentrate in Campania. Tra questi c’è senza dubbio la Calispa Industria Conserve Alimentari di Castel San Giorgio che produce con il rinomato marchio Nobile. A capo dell’azienda c’è Gianluigi Di Leo che è anche vicepresidente di Anicav, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali che con circa 100 associati rappresenta circa i 3/4 di tutto il pomodoro trasformato in Italia e più della metà dei legumi conservati nel nostro paese. «Anche noi stiamo subendo il momento non facile nella raccolta del pomodoro – ci conferma Di Leo – anche se, grazie alla nostra organizzazione, siamo riusciti a ridurre i disagi ed a tenere una regolare produzione. Indubbiamente il caldo di questi giorni ha inciso tantissimo sulla maturazione del pomodoro, stravolgendo completamente il calendario di lavoro dei punti di raccolta e questo poi si riverbera sul trasporto, la lavorazione e la distribuzione». Per Di Leo si tratta di un momento delicato anche perché, come mancava da tempo, la produzione di quest’anno è tra le migliori: «Posso assicurare che ci troviamo davanti ad un prodotto di qualità altissima. Noi produciamo anche il San Marzano e da tempo non vedevamo un pomodoro così straordinario. Si tratta di un’annata florida. Peccato però che la raccolta sia condizionata da un sovraffollamento di prodotto ancora sui campi dovuto ad una precoce maturazione che non solo ha sballato i programmi e le stime di forza lavoro da impiegare ma ora rischia di far marcire il pomodoro ancor prima di essere raccolto. Sarebbe un vero peccato». Anche per Gianluigi Di Leo le cause sono più d’una: «Alla grande siccità ed al forte calore si aggiunge anche l’improvvisa irreperibilità di autisti. I camion ci sono e sono fermi in rimessa perché non si trova più gente disposta a lavorare. E’ ormai cosa certa che il reddito di cittadinanza ha creato una situazione di vuoto, facendo saltare domanda ed offerta Per quanto ci riguarda siamo riusciti a garantire le nostre quote di prodotto da inviare in lavorazione, grazie all’accordo di filiera di cui siamo partecipi». Per i produttori c’è anche la speculazione internazionale che si mette di traverso. La reperibilità di banda stagnata per la realizzazione dei barattoli, anche qui alla Calispa, ha rischiato di mettere in crisi la produzione. «Siamo stati previdenti nel muoverci per tempo, già a dicembre dello scorso anno ci siamo messi in sicurezza nella fornitura della banda stagnata – assicura Di Leo – non potevamo farci trovare impreparati per non mettere a rischio la produzione, tenuto conto che non produciamo solo passata e polpa di pomodori in barattolo ma anche legumi. Comunque ho notizie di altre aziende come la nostra che cmq si sono ritrovate in difficoltà e con un aumento del prezzo all’ingrosso che può essere addotto solo a motivi di speculazione. Sono gli effetti della pandemia». Il vicepresidente di Anivac guarda però anche al futuro: «C’è necessità che la categoria prenda coscienza che c’è bisogno di adeguarsi alle esigenze del comparto con maggiore decisione. Una scuola di formazione che sforni operai specializzati sta diventando quasi fondamentale se non si vuole che certe figure professionali scompaiano definitivamente. Operai aggraffatori, ovvero quelli che si occupano delle lattine, i caldaisti ed altri specifici stanno venendo meno ed è necessario crearne altri. Si creerebbero nuovi posti di lavoro e benefici alle produzioni».