Crescent: nel processo finiscono gli atti di Miccio e della Cantisani - Le Cronache
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Crescent: nel processo finiscono gli atti di Miccio e della Cantisani

Crescent: nel processo finiscono gli atti di Miccio e della Cantisani

di Andrea Pellegrino

Finisce al centro del processo anche il nuovo Crescent, ossia quello ridisegnato dalla Soprintendenza di Salerno con il rilascio dell’ultimo parere. In pratica, quello che ha tagliato le due Torri e l’edificio Trapezio (tutti spazi destinati al pubblico) ed ha ridotto di trentatré centimetri l’altezza dell’emiciclo di Bofill. I pubblici ministero Rocco Alfano e Guglielmo Valenti hanno acquisito tutti gli atti alla Soprintendenza di Salerno ed hanno depositato il tutto agli atti del processo in corso, la cui prossima udienza si terrà giovedì. Il succo della seconda informativa, infatti, riguarda tutta la recente procedura, nonché eventuali fotoinserimenti e rendering fotografici a supporto del parere sul progetto definitivo rilasciato da Miccio. Proprio dall’ex soprintendente che il 27 ottobre è stato ascoltato come testimone della Procura nell’ambito del procedimento. Prima, insomma, dell’avvio delle ulteriori indagini partite lo scorso 2 novembre e che hanno prodotto due informative: l’una sull’Urban Center (quindi i rapporti tra Zampino, De Luca e l’architetto Vitale) e l’altra sul nuovo progetto e sulla nuova procedura datata 2014, intrapresa dalla responsabile del servizio di trasformazione edilizie del Comune di Salerno, l’architetto Maria Maddalena Cantisani, compagna dell’ex sindaco ed attuale governatore della Campania Vincenzo De Luca, imputato nel processo Crescent. Al vaglio della Procura, infatti, c’è la richiesta di parere e comunicazione di avvio di procedimento datato 14 maggio 2014 a firma dell’architetto Cantisani, oltre gli elaborati tecnici ed una nota firmata dal sindaco di Salerno (Vincenzo De Luca) datata 20 giugno 2014 ed inviata alla Soprintendenza, a cui ha fatto seguito la risposta di Gennaro Miccio. Ancora sono stati acquisiti dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno presso gli uffici di via Tasso anche gli atti relativi al tavolo tecnico tenutosi l’11 settembre 2014, con due diverse sedute: l’una che ha visto un confronto solo tra Comune e Soprintendenza e l’altra con tutto il resto dei protagonisti della vicenda. Finisce quindi al centro dell’attenzione della Procura l’intero iter relativo all’approvazione del nuovo Pua di Santa Teresa, già impugnato dall’Autorità Portuale (per il taglio della sede con tanto di richiesta danni) di Salerno e da Italia Nostra e No Crescent. «L’avevamo già denunciato – dicono dal comitato No Crescent e da Italia Nostra – il nuovo parere e quindi il nuovo Pua sono giunti attraverso un atipico iter curato direttamente dell’allora soprintendente Miccio. Gli atti acquisiti dalla Procura sono stati oggetti di esposti da parte nostra». «Le associazioni – dicono – mossero critiche puntuali verso il soprintendente Miccio, ora testimone nel processo Crescent, il quale prima rilasciò un preavviso di provvedimento di parere negativo e poi a seguito di un tavolo di confronto – che non c’è mai stato vista l’assenza del comune di Salerno che pretese il differimento pomeridiano -, con un incredibile virata, rilasciò un parere favorevole con prescrizioni, nonostante: – in primo luogo, ebbe a dichiarare l’inesistenza del progetto del Pua; in secondo luogo, con una semplice e atipica dichiarazione di intenti espressa in un verbale (nel tavolo differito), il Comune si dichiarava disponibile a ridurre i volumi ed a ripristinare la linea di costa devastata (non è stato possibile comprendere se con un progetto ulteriore o con un nuovo Pua)». «Com’è noto il Comune di Salerno con una interpretazione della sentenza del Consiglio di stato, che aveva annullato a monte tutta la procedura intrapresa per l’approvazione del Pua di Santa Teresa, aveva attivato un nuovo iter presentando né più e né meno la fotocopia del Pua e del progetto definitivo annullati, con la sola integrazione di una serie di fotografie ed alcuni fotoinsermenti, salvo poi correggere e variare in corso del procedimento, e sempre senza un progetto, l’ipotesi di un nuovo Pua e del relativo progetto definitivo».