Crac Amato: Paolo Del Mese un fiume in pienaparla 90 minuti e contesta tutte le accuse che gli sono state rivolte - Le Cronache
Giudiziaria

Crac Amato: Paolo Del Mese un fiume in pienaparla 90 minuti e contesta tutte le accuse che gli sono state rivolte

Crac Amato: Paolo Del Mese un fiume in pienaparla 90 minuti e contesta tutte le accuse che gli sono state rivolte

Pina Ferro

E’ stato un fiume in pieno ieri pomeriggio Paolo Del Mese coinvolto nell’inchiest per il crac Amato. L’ex ministro, che ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee, ha parlato per oltre un ora e mezza. In 90 minuti Paolo Del Mese ha contestato punto per punto tutte le accuse che gli sono state mosse e per le quali è stato rinviato a giudizio. Tra le accuse ad esempio di parlava della presenza di dieci conti correnti intestati all’ex deputato, cosa verificata e non affatta vero. A Del Mese è stato attribuito il decreto salvabanche, cosa anche questa non vera inquanto non solo lui non aveva i poteri per poterlo fare quando era deputato, ma lo stesso è stato emanato l’anno dopo quando Del Mese non era più deputato. Questi solo alcuni dei tempi trattati dall’ex sottosegretario al bilancio nel corso della lunghissima “chiacchierata” dinanzi ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Salerno.
Poi Paolo Del Mese, così come aveva già fatto in altre occasioni, ha parlato di processo mediatico dove oramai è rimasto solo lui e qualche altro imputato. Infatti in molti hanno scelto riti diversi ovvero l’abbreviato. Nella prossima udienza è prevista la requisitoria del pubblico Ministero e la richiesta di pene.
Del Mese, insieme a undici componenti del Cda della Banca della Campania ed altri imputati, rispondono di concorso in bancarotta fraudolenta. L’operazione contestata è quella dello spin off immobiliare che ha dato origine alla Amato Re. Per gli inquirenti quell’operazione fu finanziata dal Monte Paschi con 19 milioni di euro, serviti alla neonata società immobiliare per acquistare dalla Amato spa l’ex pastificio di via Picenza, che si progettava di trasformare in condominio di lusso. Così la società madre perse un immobile che avrebbe potuto soddisfare almeno in parte i suoi creditori.