Crac Amato e Mps: Morelli: «Non conoscevo Del Mese» - Le Cronache
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Crac Amato e Mps: Morelli: «Non conoscevo Del Mese»

Ha varcato la soglia della caserma «Niglio» del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Salerno, poco dopo le 11 di ieri. L’ex vice direttore generale Mps, Paolo Morelli, è stato interrogato negli uffici del nucleo tributario della Guardia di Finanza di Salerno nell’ambito del nuovo filone investigativo aperto dalla Procura di Salerno sul crac Amato e che vede indagati per l’ipotesi di reato di bancarotta per dissipazione anche l’ex presidente della banca senese, Mps, Giuseppe Mussari, l’ex sindaco Franco Ceccuzzi e l’ex deputato Paolo Del Mese.
Morelli, giunto a Salerno accompagnato dai suoi avvocati Riccardo Olivo e Nicola Apa, non ha risposto alle domande dei cronisti ma, attraverso i suoi legali, si è dichiarato sereno.  «Il mio assistito è tranquillo – ha affermato, non ha nessun tipo di preoccupazione, non avendo fatto nulla ma questo – ha precisato -non è un commento né sul procedimento, né sul contenuto dell’interrogatorio». L’avvocato Olivo ha anche spiegato che «Morelli non conosceva Del Mese all’epoca dei fatti ma era presente solo all’incontro di Roma ». «Non abbiamo consegnato documenti – ha poi precisato l’avvocato che si è anche preoccupato di rassicurare i cronisti sul contenuto del borsone che Morelli aveva con se: «nella borsa non ci sono documenti inerenti l’indagine, ma solo indumenti per un fine settimana fuori».
Dopo essere stato ascoltato dal sostituto procuratore Vincenzo Senatore e dal tenente colonnello Antonio Mancazzo, Morelli ha raggiunto a piedi la Stazione ferroviaria di Salerno. Secretato il contenuto dell’interrogatorio così come già era accaduto per Morelli e Ceccuzzi. Si attende ora solo l’interrogatorio del quarto ed ultimo indagato Paolo Del Mese che, giovedì, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico all’anca e si trova ora ancora ricoverato presso l’ospedale “Martiri di villa Malta” di Sarno. Sono infatti loro i protagonisti del nuovo filone investigativo maturato nell’ambito dell’inchiesta sul crac del pastificio Antonio Amato. Al centro del fascicolo vi è il finanziamento di 27 milioni di euro concesso agli Amato da un pool di banche per la trasformazione del vecchio stabilimento di via Picenzia in centro direzionale e residenziale su progetto firmato Jean Nouvel. Secondo l’impianto accusatorio formulato dalla Procura Paolo Del Mese su incarico di Giuseppe Amato senior e di Giuseppe Amato junior, «agendo nella piena consapevolezza dello stato di illiquidità in cui versava l’Antonio Amato spa nell’anno 2006, sulla base di pregressi rapporti di conoscenza chiedeva al presidente del Monte dei Paschi di Siena Mussari, con la necessaria intermediazione di Ceccuzzi, componente della VI commissione finanze della Camera dei Deputati, di concedere un finanziamento alla società finalizzato a sostenere un investimento immobiliare preso la sede dell’ex opificio di Salerno in via Picenzia  propiziando un incontro formale di presentazione effettivamente tenutosi ne settembre del 2006 nella splendida villa in costiera della famiglia Amato». Ancora, secondo la tesi della Procura, «Mussari in conseguenza di tale incontro e di un’ulteriore riunione operativa, tenutasi nel novembre 2006 presso la sede di Roma del Monte dei Paschi, alla quale presenziavano Giuseppe Amato senior, Antonio Amato e Giuseppe Amato junior, Paolo Del Mese, Luigi Ansalone senior e il direttore generale del Monte dei Paschi Morelli, reso edotto del progetto di spin – off illustrato nell’occasione dai consulenti Siciliotti e D’Imperio, e conseguentemente della situazione di illiquidità in cui versava Amato spa, dell’assenza di effettive risorse finanziarie in capo alla costituenda Amato Re , della finalità simulata dell’operazione ne consentiva l’attuazione concorrendo a deliberare immediatamente il finanziamento di 19mila euro effettivamente erogato fino al 2 marzo 2007 , utilizzato dall’Amato Re srl per il pagamento dell’immobile acquistato dall’Amato spa e, in prospettiva, un ulteriore intervento finanziario di 41mila euro per le spese di ristrutturazione a fronte del quale la banca conseguiva i seguenti benefici: ipoteca di primo grado sull’intero complesso industriale, costituzione di pegno sulla totalità delle quote di Amato re Srl, fideiussioni personali rilasciate da Giuseppe Amato senior, Giuseppe Amato junior; Antonio Amato senior, Antonio Amato junior e Maria Gabriella Amato». Da qui l’ipotesi di reato di concorso in bancarotta per dissipazione.