Così le Poste diventano case con la variante del Comune di Salerno - Le Cronache
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Così le Poste diventano case con la variante del Comune di Salerno

Così le Poste diventano case con la variante del Comune di Salerno

di Andrea Pellegrino

«L’immobile denominato Palazzo delle Poste e Telegrafi sito nel comune di Salerno, presenta interesse particolarmente importante ai sensi titolo I del decreto legislativo 29 ottobre 1999, numero 490, ed è pertanto, da intendersi sottoposti a tutte le disposizioni di tutela contenute nel decreto stesso». Il decreto che sottopone a vincolo l’ex palazzo della Poste, oggi in via di ristrutturazione per opera della Rainone Real Estate, è del direttore generale dell’ufficio centrale per i beni archeologici architettonici artistici e storici. La data è 30 marzo 2010 ed il dottor Mario Serio nel suo atto precisa: «A cura del Soprintendente esso verrà trascritto presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari ed avrà efficacia anche nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo». Insomma il vincolo è esistente anche oggi che il palazzo è diventato completamente privato. E secondo la planimetria allegata agli atti, il vincolo sarebbe sull’intero edificio, quindi sull’intera facciata, compresa la parte già abbattuta lato lungomare. Dunque, non si tratterrebbe di un’aggiunta realizzata nel tempo, rispetto alla facciata preesistente. Sempre secondo le carte della soprintendenza, l’unica modifica risalirebbe al 1931, quando l’edificio fu «modificato con l’aggiunta di una soprelevazione in corrispondenza del piano attico». Per il resto, il ministero per i beni e le attività culturale considera l’edificio – che oggi dovrebbe ospitare case private – come «uno dei primi edifici imponenti e monumentali realizzati a Salerno». Dunque, sull’edificio insisterebbe un vincolo, regolato dal Dpcm del 29 agosto 2014 numero 171 ,che rimanderebbe l’autorizzazione di interventi di demolizione (così come è già avvenuto) alla commissione regionale per il patrimonio culturale, su indicazione della Soprintendenza di Salerno. Italia Nostra e Figli delle Chiancarelle attendono una risposta da parte degli uffici di via Tasso, oggi retti dalla soprintendente Casule. Una richiesta di accesso agli atti è stata inoltrata nei giorni scorsi per cercare di capire chi ha autorizzato la demolizione di elementi di un bene vincolato e soprattutto sulla base di quale relazione. Ancora, l’abbattimento di una parte del Palazzo, costruito nei primi anni del ‘900, oggetto anche di bombardamenti, è avvenuta con gli sportelli postali ancora funzionanti. Anche la stessa ristrutturazione sta avvenendo mentre prosegue tranquillamente l’attività delle poste, con il consueto via vai di persone. L’iter. A Palazzo di Città, così come in Soprintendenza c’è (o ci dovrebbe essere il progetto). Il Comune di Salerno, inoltre, ha dovuto rilasciare il permesso di costruire con tanto di accordo sugli standard (pubblici perduti) da monetizzare o trovare in altro luogo cittadino. D’altronde proprio il Comune di Salerno, con una delibera di giunta (alla presenza dell’ex sindaco Vincenzo De Luca) aveva approvato una norma “salva Rianone” che superava anche i dinieghi di Tar e Consiglio di Stato contro la trasformazione privata del palazzo delle Poste – edificio di uso pubblico. Il 6 agosto del 2014 l’ultimo pronunciamento negativo del Consiglio di Stato, ad ottobre dello stesso anno, l’approvazione della variante al Puc (in adeguamento al Ptcp) da parte della giunta comunale. Come si legge dalla relazione illustrativa, tra la norma iniziale e quella finale scompare la dicitura «ad eccezione delle destinazioni residenziali» e compare l’aggiunta «a compensazione della mutata destinazione ci dovrà essere la cessione gratuita al Comune di un’area». Ciò riguarda prettamente gli immobili già di proprietà di enti pubblici, come nel caso delle Poste. Quindi, in sostanza, mentre prima non era possibile variare la destinazione d’uso al fine di consentire la realizzazione di appartamenti, dopo la modifica ciò è stato reso fattibile. Secondo la delibera, Rainone avrebbe potuto realizzare il suo progetto (all’epoca si trattava di un hotel di lusso), in cambio di un’area da cedere al Comune. Anche su questo aspetto c’è chi attende chiarezza e aspetta di visionare le carte.