“Chiusi qui, dentro queste mura…..” - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

“Chiusi qui, dentro queste mura…..”

“Chiusi qui, dentro queste mura…..”

Alcuni personaggi di Walt Disney possono ispirarci e darci forza in questi giorni di clausura. Aurora, Rapunzel, Bella, sono le principesse rinchiuse che abbattono le mura delle loro prigioni

 Di Giulia Iannone

 Delicate, gentili, fragili e sensibili, desiderose di libertà, di trovare il proprio ruolo nella vita, pronte al sacrificio, rispettose della famiglia, sono le eroine femminili della Walt Disney, che in questi giorni, difficili per tutti noi, possono ispirarci, ma in maniera leggera, dandoci forza attraverso  l’immaginazione e la fantasia, suggerirci come affrontare questo momento di sconforto, solitudine ed isolamento, paura di ammalarsi, incertezza del domani e della sopravvivenza. Il nostro “sortilegio malefico” è  un  virus sconosciuto,  tanto invisibile quanto aggressivo ed invasivo. Raccontare fiabe, è un metodo antico, sempre efficace, capace di trasmettere morale, valori e stimolare l’immaginazione, linfa vitale della creatività. La narrazione resta un grande regalo per l’anima, in quanto la fiaba rappresenta una palestra ed un allenamento per le emozioni: e’ un modo per conoscere gli stati emotivi dei vari personaggi, è come avere tra le mani uno “specchio” che favorisce il riconoscimento e la comprensione dei propri stati d’animo, e le conseguenze positive e negative che alcune emozioni potrebbero scatenare. Credo che, quando siamo impauriti e messi alla prova dalla vita, specie per circostanze catastrofiche che interessano tutta la collettività, diventiamo più fragili e forse, ritorniamo, di nuovo tutti più bambini, bisognosi di esempi e rassicurazioni e strategie, per trovare più forza e non lasciarci andare al vortice dello sconforto. I racconti, quasi sempre, si esprimono in modo simbolico, descrivono situazioni problematiche che spesso accadono nel quotidiano e successivamente, suggeriscono come possono essere risolte, puntando sulle risorse e sulle potenzialità dei personaggi. Ecco perché, trovo sempre utile fare appello alla fantasia ed all’immaginazione, come risorsa per ogni stagione della nostra vita. Ma le favole tradotte e reinterpretate dall’uomo dei sogni, Walt Disney sono speciali, sono più vere.  Questo disegnatore aveva avuto una infanzia tristissima quando si chiamava Elias, fatta più che di ricordi, di sogni, ed è così che era sopravvissuto al dolore, alla mancanza di spensieratezza ed era diventato grande. Stando in casa, in questi giorni, possiamo pensare ed immedesimarci nelle eroine della Disney, principesse che sono, ognuna per un motivo specifico, al riparo, o protette, o prigioniere in attesa, fuori dalla dimensione della propria esistenza , bloccate da un sortilegio, da un incantesimo, da un nemico preciso, in attesa di fuggire, di riscattarsi di trovare la propria strada, proprio come tutti noi in questo momento. Obbligata all’isolamento come tutti , ho pensato per prima ad Aurora, l’incantevole principessa ,  di altri tempi, de”la Bella Addormentata nel Bosco” cresciuta dalle tre fatine Flora, Fauna e Serenella, in una casetta di un boscaiolo, sotto le mentite spoglie di una contadina, in attesa di sventare e mitigare l’incantesimo terribile di Maleficent, la strega cattiva che vorrebbe farla morire, punta dal  fuso di un arcolaio. Sarà quindi il bosco ed una umile casetta, la dimora  della damigella in pericolo, che attenderà il compimento del 16°anno,  sotto il falso nome di Rosaspina. La fanciulla, tra la natura, in compagnia dei suoi animali, amici tipici della migliore tradizione Disney, un gufo, coniglietti e scoiattoli, uccellini, sogna, raccoglie bacche per la propria torta di compleanno, canta e danza, immaginando di incontrare il principe dei suoi sogni “Anche se nei sogni è tutta illusione e nulla più, il mio cuore sa che nella realtà, a me già verrai e che mi amerai ancora di più”. E così arriverà il principe Filippo, col suo cavallo simpatico, di nome Sansone, a scrivere la pagina del salvataggio della Bella Addormentata nel Bosco. Di altra pasta e di altro carattere, più moderno e rivoluzionario, è Belle, la protagonista della favola di animazione “La Bella e la Bestia”. Questa la definirei la favola del cambiamento introspettivo, della trasformazione, del guardare oltre il male ed il negativo, oltre le apparenze, la diversità, la “bestialità” che deturpa il nostro lato umano. Questo racconto pone l’accento su due elementi: il pregiudizio e l’apparenza.  La fanciulla gentile, a differenza delle sue sorelle egoiste e vanitose, desidera solo una rosa dal proprio padre, motivo per il quale, avrà inizio la storia. Sarà per amore dell’anziano e generoso genitore, che la fanciulla semplice,  scambierà la propria  vita e si farà imprigionare dalla Bestia nel castello. E’ la Bestia però, in preda ad un incantesimo malefico, il vero prigioniero della storia: costretto a vivere nel buio di se stesso, e del mondo. Insieme a lui riconosciamo intrappolati anche tutti noi, schiavi di abitudini e dipendenze sociali che ci costringono a mettere al primo posto bellezza esteriore, successo, ricchezza, per apparire affascinanti e forti agli occhi degli altri, a scapito della verità e quindi della libertà della nostra identità. “Se non si è davvero liberi, si può essere felici”? questo chiede Bella, alla Bestia. Qui la strega da sconfiggere è l’egoismo, la vanità, la superficialità, l’edonismo, la ricerca della bellezza esteriore e dei beni effimeri. Questa fiaba è speciale perché qui il principe è salvato dalla principessa, che rappresenta la speranza. Belle riesce ad innamorarsi del principe, imprigionato nel corpo di una bestia, solo dopo aver penetrato a fondo il suo animo ed il suo cuore, andando oltre i modi e le sembianze meschine di un animale. “Qualcosa in lui si trasformò, era sgarbato un po’ volgare ora no, è timido, piacevole, non mi ero accorta che ora è incantevole”. Il collegamento più facile ed ovvio, riguarda Rapunzel o Raperonzolo, protagonista de’  “L’intreccio della Torre”. Costei è una eroina in punizione, chiusa a vita in una torre. “Chiusa lì dentro quelle mura, tra utopie e curiosità, senza mai neanche un solo giorno di felicità”. La sua non è certo una vita dolce e beata, perché è a vita in punizione, simile ad un oggetto o ad un amuleto, per via dei suoi 20 metri di capelli biondi magici: hanno il potere di far restare per sempre giovani e di guarire. Donna Gothel, la rapitrice e strega cattiva, che finge di essere sua madre, ha rinchiuso la bambina in cima ad una torre raccontandole che il mondo fuor è pericoloso ed instaurando con lei un legame affettivo malsano e possessivo.  Quindi la ragazza trascorre la sua giornata a pulire, leggere, suonare, dipingere, cucinare, aspettare…sognare, sognare la libertà “Sono sempre rinchiusa qui ed allora aspetto quel che succederà. Ma domani c’è quella scia di luci che mi porta lassù, che cosa sia ancora non so. So che è  nel cuore e che presto la vedrò”, canta Rapunzel che ha un sogno: andare a vedere delle strane luci che ricorda vagamente, simili a stelle danzanti, che una volta l’anno brillano in cielo all’orizzonte. La svolta, con questa vita fittizia di attesa e senza affetti e legami, è rappresentata dall’arrivo di un furfante, un bandito ricercato di nome Flynn Rider. Il ladro dal cuore d’oro, userà la torre, in cui è segregata  la bionda principessa, come nascondiglio, e così due  mondi e modi di vivere si incontrano.  C’è chi è fuori dal mondo non per scelta e si prepara con ansia ad affrontare il mondo esterno, chi invece fugge, poiché nel mondo ha sempre vissuto di espedienti e scorciatoie. Dopo essersi messa alla prova, Rapunzel capisce che la vita fuori dalla torre non è  cosi difficile, e che lei è in grado di cavarsela da sola, conquistando la propria indipendenza emotiva da una madre troppo ossessiva,  e conoscerà il vero amore grazie a questo baldo fuorilegge cui salverà la vita, con una lacrima d’amore, nella quale è passata tutta  la magia salvifica, che porterà il lieto fine alla storia. “Anche nell’oscurità tutto è chiaro intorno a me, so cos’è la libertà. Ora per la prima volta. Tutto ormai è così diverso”.