«Chiudere i porti? Una follia» Lamin Ceesay si racconta - Le Cronache
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«Chiudere i porti? Una follia» Lamin Ceesay si racconta

«Chiudere i porti? Una follia» Lamin Ceesay si racconta

Erika Noschese

«Salvini? La penso come Saviano (Lo scrittore ha definito l’attuale ministro degli Interni “ministro della Malavita” ndr)». E’ la dura risposta di Lamin Ceesay, in merito alla decisione dell’attuale governo di chiudere i porti ed evitare nuovi ingressi di immigrati in città. Lamin ha alle sue spalle, una storia da raccontare tutt’altro che felice. A soli 16 anni decide di lasciare la sua terra natale, il Gambia, dopo la morte dei suoi genitori. Ormai orfano abbandona il suo paese in cerca di un futuro migliore. Così, dopo un lungo viaggio che gli è valso un arresto perché trovato senza documenti e due settimane di galera, oltre che ad una serie di torture, il 19 luglio 2014 approda finalmente al porto di Salerno ma prima ha dovuto sostare a Tripoli, dove ha lavorato e guadagnato i soldi per imbarcarsi e venire in Italia. Ed è da qui, dalla nostra città, che Lamin ricomincia finalmente a vivere. E a sognare.

Lamin, da quanto tempo sei in Italia?

«Sono in Italia da circa 4 anni, sono originario del Gambia».

Perché hai deciso di lasciare la tua terra e venire in Italia?

«Sono qua per realizzare i miei sogni. E ce la sto facendo, piano piano».

Cosa fai nella tua vita?

«Ho sempre studiato e lavorato sia qui che nel mio paese. Ora, a 21 anni, ho due lavori: in Prefettura come mediatore culturale e in una casa famiglia a Capezzano mentre prima facevo l’orafo. Nel frattempo, però, continuo a portare avanti i miei sogni iniziati con Rosario Caliulo. Lui è venuto a mancare nel mese di settembre ed io ce la sto mettendo tutta per realizzare i nostri progetti».

Lamin, cosa pensi della decisione dell’attuale governi di chiudere i porti. Decisione, questa, fortemente voluta dal ministro degli Interni, Matteo Salvini?

«A Matteo Salvini, gli parlo da figlio; lui è padre ma credo non sappia cosa significhi veder morire un figlio, una moglie, un fratello o un genitore. Credo non sappia cosa significhi veramente la sofferenza perché, forse, non l’ha mai vissuta. Per me, chiudere i porti è una scelta folle. E sono d’accordo su quanto detto da Saviano».

Lamin ora rincorre il suo sogno, la musica: ha già inciso diverse canzoni e spesso si esibisce in serate che riscuotono sempre grande successo. Lamin, che genere musicale preferisci? «Trap, rap e R&B e anche musiche africane. Ho già scritto circa 20 canzoni, ad oggi, e ne ho registrate 5».

Nelle tue canzoni di cosa parli?

«Parlo di amore, della mia vita e di quella dei miei, morti durante il viaggio per ricominciare a vivere ma anche di politica». Insomma, la vita a Lamin Ceesay ha tolto tanto ma Salerno e la musica gli hanno restituito quella gioia ormai perduta anni fa.