Centrale del Latte: i dubbi e i timori dei dipendenti, le rassicurazioni di De Luca - Le Cronache
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Centrale del Latte: i dubbi e i timori dei dipendenti, le rassicurazioni di De Luca

Temono di far la fine di Parmalat, della Centrale del Latte di Genova, della Latte Sole spa. La volontà, però, è quella: vendere la Centrale del Latte di Salerno prima di essere costretti a cederla. Certo, di precedenti non proprio felici di centrali del latte pubbliche passate nelle mani dei privati ce ne sono a bizzeffe e i 52 dipendenti di quella di Salerno li hanno utilizzati esemplificativamente per esporre al sindaco Vincenzo De Luca, le proprie preoccupazioni in merito alla eventuale (ma quasi certa), cessione della storica Centrale del Latte. Ieri mattina il confronto tra il primo cittadino di Salerno e il personale della società partecipata, proprio presso la sede dell’azienda in via Monticelli. Un documento letto da un delegato rsu proprio al primo cittadino, il quale ha tenuto a rassicurare dipendenti e organizzazioni sindacali presenti sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali, con la possibilità addirittura di un potenziamento dell’organico che punti ad una maggiorazione del fatturato. Tre le strade attualmente percorribili, almeno fino a quando le carte non saranno scoperte il prossimo 15 aprile, giorno nel quale si saprà la verità circa le manifestazioni di interesse pervenute per la Centrale del Latte: la prima riguarda una cessione totale, la seconda la cessione della quota di maggioranza (51%), la terza quella della quota di minoranza (49%). In ogni caso, se manifestazioni di interesse, serie, ci saranno la Centrale del Latte sarà venduta, da qui non si scappa. Una decisione, quella dell’amministrazione comunale, che ha colto letteralmente di sorpresa il personale della Centrale, visceralmente legati ad una eccellenza cittadina, portata al suo livello con anni di passione e di impegno: «La Centrale – scrivono nel loro documento – è un fiore all’occhiello per tutti, dalla proprietà ai dipendenti ai consumatori, ed è per questo che rifiutiamo con forza la sola idea di alienare incondizionatamente e prima di una approfondita riflessione, una realtà che ha sempre garantito e rappresentato per tutti un sicuro riferimento ed un eccellente esempio di gestione della cosa pubblica». Insomma, quello che hanno costruito nel corso degli anni, i dipendenti vogliono tenerselo ben stretto, consapevoli che, sulla scorta di illustri precedenti, la storia insegna che il passaggio delle centrali del latte pubbliche nelle mani di grosse aziende private non ha mai rappresentato un successo. E tanti sono i pregi della Centrale del Latte che i dipendenti hanno voluto ricordare al sindaco De Luca, come ad esempio il sostegno alla zootecnia locale (con l’approvvigionamento di tre cooperative e 180 allevatori, per circa 600 famiglie coinvolte); il rapporto qualità/prezzo dei prodotti; l’economia in continuo movimento grazie all’organizzazione di eventi e iniziative; la garanzia del lavoro per altre 150 famiglie coinvolte nella produzione, distribuzione e promozione. La domanda dei lavoratori è semplice: «Cosa ci guadagna la Centrale del Latte con l’ingresso dei privati?». Gli altisonanti nomi che circolano non convincono certo i lavoratori. Allo stato, a quanto pare e come confermato in più di una occasione dal presidente Giampiero Calzolari, in pole position c’è la Granarolo, su cui i lavoratori hanno alcune perplessità, a partire dalla vicinanza, nel raggio di 300 km, di ben tre altri siti produttivi (Anzio, Castrovillari e Gioia del Colle). Peggio ancora sarebbe, secondo il personale della Centrale, finire nelle mani della Newlat del gruppo collegato all’imprenditore salernitano, Angelo Mastrolia, che nel piano industriale presentato lo scorso settembre ha previsto un taglio del proprio organico, di 234 unità. «Sulla scia dei trend di vendita registrati – scrivono ancora – degli ottimi risultati economici del 2012, sappiamo quanto il valore del nostro brand, le potenzialità ancora inespresse, l’attaccamento dei cittadini e degli operatori, possano costruire eccellenti premesse per l’attuazione di piani industriali ed investimenti che preservino i valori e l’economia della comunità e che porterebbero a restituire alla proprietà centinaia di migliaia di euro di utili l’anno».
«Investire in un passato e presente di indiscusso valore – si chiosa nel documento – è l’unica strada maestra. Vogliamo difendere la nostra azienda, il nostro futuro e quello della comunità con tutte le nostre forze e tutti i mezzi a nostra disposizione».
Una riunione, dunque, molto interlocutoria, non decisionale, di preparazione a quello che potrà essere da metà aprile in poi. «Le preoccupazioni dei dipendenti – spiega Mimmo Oliva della Flai Cgil – sono pienamente condivisibili. Il sindaco ci ha dato garanzie sia per quanto riguarda i livelli occupazionali che per quanto concerne le decisioni da assumere, con il coinvolgimento dei sindacati. Al momento siamo solo in una fase di “presunta vendita”, almeno fino a quando, il 15 aprile, non ci sarà una seria manifestazione di interesse sulla base della quale partiranno le trattative». Sulla stessa linea di pensiero anche il segretario provinciale della Uila Uil, Ciro Marino che ribadisce come «al momento si è in una fase assolutamente embrionale. Abbiamo acquisito, insieme ai lavoratori, le intenzioni della proprietà che sono quelle di vendere. L’unica domanda è se facciamo bene a cedere questo patrimonio, ma fino a metà mese non sapremo cosa accadrà. Gli interessi in questa azienda sono molteplici e le preoccupazioni dei dipendenti sono assolutamente giustificabili».

 

9 aprile 2013