Centrale del Latte, c'era una volta "Il Nostro" - Le Cronache
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Centrale del Latte, c’era una volta “Il Nostro”

Fino ad oggi è “Il Nostro”, domani chissà. Il destino della Centrale del Latte è ancora incerto. Gli acquirenti non sono ancora noti, seppure alta resta l’attenzione del gruppo Granarolo, che ha gli occhi puntati sullo stabilimento di Fuorni già da tempo. Ma non è escluso che possano arrivare nuove offerte, soprattutto dopo la pubblicazione del bando di cessione (totale o parziale) delle municipalizzate di Salerno. Indubbio che la Centrale del Latte, tra le società, allo stato sia quella che più può far gola ad investitori privati e soprattutto agli imprenditori del settore.
Ma che sia Granarolo, o una società più vicina a noi, il dato è che la Centrale del Latte da pubblica passerà a privata. Con tutte le conseguenze del caso. Se fino ad oggi, una municipalizzata non ha l’obbligo di far utile, il privato necessariamente sì. Dunque l’intera gestione potrebbe cambiare a trecentosessanta gradi e ripercussioni potrebbero esserci per i due settori più costosi: personale e fornitori. Fotografando l’attuale stato della società, sotto il profilo del personale, sono circa 50 i dipendenti della Centrale del Latte di Salerno: totale costi del personale 3 milioni e 500mila euro (bilancio 2011). Centoventimila euro il costo del management politico della struttura, oggi composto dal presidente Ugo Carpinelli e dai componenti, Mariano Mucio, Michele Figliulo e Corrado Martinangelo. Quarantaseimila euro, invece, costa il collegio sindacale. Totale costo della produzione: 20 milioni 736mila euro, sempre al 31 dicembre 2011. Cifre, queste, che saranno naturalmente al vaglio dei possibili compratori. Ma cosa potrebbe accadere? Sui lavoratori, nonostante tutte le garanzie sindacali, non è esclusa una rimodulazione contrattuale. E non solo. Non è da sottovalutare neanche la possibile mobilità che gli attuali dipendenti potrebbero andare incontro nell’eventualità che la Centrale del Latte venga acquistata da un gruppo nazionale con più sedi sparse sul territorio italiano. Dunque, potrebbero cadere quelle garanzie che il pubblico offre rispetto al privato. Ed ancora. Oltre al personale interno, ci sono poi i fornitori. Tutti, almeno a quanto pare, “Nostri” (ci sarebbe una cooperativa ed una società della provincia di Salerno) che potrebbero trovarsi a rinegoziare il loro rapporto. L’utile è utile, e l’imprenditore (privato) deve guadagnarci anche al costo di perdere, ormai spot consolidato “Il Nostro”. D’altronde le preoccupazioni di sindacati ed anche di parte delle forze politiche (naturalmente d’opposizione) vertono tutte qui: tutelare i lavoratori, i fornitori e quanti vivono grazie alla Centrale del Latte e il suo indotto. La proposta è che: «La maggioranza delle azioni resti in mano al Comune di Salerno». Certo è che sarà difficile trovare un’azienda o un gruppo che entri come socio minoritario all’interno della Centrale del Latte.

 

4 aprile 2013