di Marta Naddei Il rischio è quello di perdere tutto: i soldi già investiti e i mancati ricavi. Per un totale di circa 100 milioni di euro. Da Roma non si muove una foglia e l’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi, ora, corre seriamente il pericolo di rimanere una “cattedrale nel deserto” a valle dei Picentini. Lo sa bene il presidente della società di gestione dello scalo, Antonio Ilardi che alla luce del perdurare dell’immobilismo del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ancora non ha reso il proprio parere favorevole alla concessione della gestione totale dell’Aeroporto di Salerno – Pontecagnano per la durata di venti anni, ha inoltrato una dura diffida affinché il documento venga stilato ad horas. Anche perché, quello del Mef, sarebbe l’unico tassello mancante del mosaico procedurale dal momento che sia Enac che Ministero per le Infrastrutture e Trasporti sul finire dello scorso anno rilasciarono il proprio placet. Un atteggiamento, quello del dicastero economico, che secondo il presidente Ilardi cozza anche «con gli stringenti tempi dello “Sblocca Italia”» e che mette a repentaglio tutta una serie di questioni cruciali per il futuro dello scalo salernitano. «Il Mef rischia, quindi – sottolinea Ilardi – di generare un danno enorme alla società rinvenibile nella perdita degli oltre 50 milioni di euro già investiti; nella revoca dei 40 milioni di euro previsti a suo favore dallo “Sblocca Italia”; nei mancati ricavi derivanti dalla immotivata perdurante condizione di gestione parziale precaria; nei maggiori costi per il diretto espletamento del servizio antincendio, pur essi cagionati dalla già citata condizione di gestione parziale precaria; per un totale di oltre 100 milioni di euro». Il presidente della società di gestione si rivolge poi a tutti i soci dell’aeroporto, ai parlamentari salernitani, ai sindaci, alle organizzazioni sindacali e imprenditoriali «affinché difendano, insieme a noi e in spirito di totale unità, questa irripetibile occasione di sviluppo», sottolineando la propria intenzione di andare avanti «senza timori revenziali». Una situazione paradossale, quella in cui ora si trova il Costa d’Amalfi e che secondo il deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli è la testimonianza di come Renzi «faccia solo promesse», riferendosi ai 40 milioni di euro che il Governo – tramite lo “Sblocca Italia” ha destinato proprio all’aerostazione salernitana. «Dove sono finiti? – si chiede ancora il parlamentare – Gli sforzi compiuti in questi ultimi anni dalle istituzioni del territorio, in particolare dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Salerno, durante le amministrazioni a guida centrodestra, non possono essere vanificati. Ci auguriamo che ci sia una presa di posizione forte da parte di tutti e soprattutto da parte dei parlamentari salernitani del Pd. L’aeroporto costituisce un’infrastruttura necessaria per lo sviluppo e il futuro della nostra provincia e del Sud». Invita a prendere l’esempio da Ilardi, il segretario generale della Cisal terziario Giovanni Giudice che auspica una discesa in campo di un intero territorio «per rivendicare con forza il diritto a poter godere degli altissimo benefici di un infrastruttura completamente funzionante. Le ricadute occupazionali sul territorio sono infinite. Dall’aumento esponenziale del settore turistico a quello legato al settore imprenditoriale, con l’aumento dei volumi di traffici commerciali. Non è possibile avere questa immensa ricchezza e non poterla sfruttare».
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