Cava di Pugliano negli affaire della mala - Le Cronache
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Cava di Pugliano negli affaire della mala

Cava di Pugliano negli affaire della mala

di Simone Di Meo

Porta diritto alla provincia di Salerno, l’inchiesta che rischia di trasformarsi in una bomba politico-giudiziaria in grado di far tremare i palazzi del potere campano: da qualche tempo, la Dda di Napoli indaga sui lavori e la gestione della mega-discarica di Chiaiano, il quartiere delle ciliegie alla periferia nord-occidentale del capoluogo. I pm anticamorra sostengono che, nell’operazione, siano coinvolti più clan della camorra: gli immancabili Casalesi e i Mallardo di Giugliano su tutti. Avrebbero agito, è una delle ipotesi, anche con il sostegno di imprenditori deviati e, forse, con l’avallo di una parte della politica assai poco interessata alle battaglie ambientali. Gli indagati più importanti dal punto di vista investigativo, alcuni dei quali sottoposti anche a misure cautelari, poi revocate dal Riesame, sono tutti o quasi concentrati attorno alla Edilcar della famiglia Tartaglia Carandente, l’azienda che avrebbe curato i lavori di impermeabilizzazione dell’invaso utilizzando materiali scadenti, in contatto – sospettano gli inquirenti – con la criminalità organizzata e con ambienti legati alla massoneria e alle forze dell’ordine. Che cosa c’entra Salerno in una storia che viaggia sull’autostrada della criminalità Napoli-Caserta? Per due motivi: il primo è che, fra gli indagati, c’è l’amministratore unico della ditta “Autotrasporti Apicella srl” di Salerno, Pasquale Apicella. Il secondo è che il collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi, a verbale, spiegando i meccanismi della truffa, fa riferimento ad alcune zone dell’entroterra provinciale. Ascoltiamolo. “Giuseppe Tartaglia Carandente ed i suoi fratelli traevano enormi profitti dalla gestione della discarica abusiva di Giugliano e, naturalmente, tale discarica seppur non autorizzata, di fatto, veniva gestita con l’implicita autorizzazione dell’amministrazione di Giugliano – dichiara il pentito –. Per quella che è la mia esperienza, una discarica abusiva comporta profitti altissimi e, tra l’altro, difficilmente calcolabili anche per la stessa criminalità organizzata che ne volesse trarre un vantaggio percentuale. Nel caso di specie, poi, la discarica abusiva di Giugliano era strumentale alla massimizzazione dei profitti derivanti dall’appalto per la costruzione della discarica di Chiaiano, in quanto consentiva di utilizzare materiali recuperati da diversi cantieri e formalmente contabilizzati a Chiaiano come argille e inerti”. Dunque, secondo Pirozzi, c’era “un doppio guadagno” derivante dal “mancato pagamento per lo smaltimento autorizzato degli inerti dai cantieri” che si rivolgevano a Tartaglia Carandente e dalla “fornitura di questi stessi materiali come terreno vegetale ed impermeabilizzante per il sottofondo della discarica di Chiaiano”, il tutto “in frode alle clausole dell’appalto e con la complicità dei direttori tecnici di cantiere”. Il pezzo forte, però, arriva ora. “Tornando al pericolo di infiltrazione del percolato, devo dire che – ad un certo punto – la cosa fu anche evidenziata dalle proteste dei cittadini e, per come mi disse Antonio Dell’Aquila, dall’opera tecnico scientifica di un tal professor Ortolani, che pubblicamente denunciava questi rischi. Ricordo – aggiunge Pirozzi – anche, a proposito delle argille usate da Tartaglia Carandente, che parte di esse provenivano da una cava di Salerno ed anche questa informazione mi fu data da Dell’Aquila”. Soltanto le intercettazioni telefoniche e un pedinamento lungo decine di chilometri riusciranno a risolvere il mistero. Nella cava della camorra sono finite le argille di una cava, chiusa dalla Regione Campania, fin dal 2003 che si trova nel Comune di Montecorvino Pugliano, in località Torello-Parapoti, gestita dalla “Fornaci del Trauso srl”. Qui, entravano gli autocarri “Apicella” che depositavano i materiali a Chiaiano. Un’area peraltro finita sotto sequestro nell’ambito di una inchiesta del Noe, nel 2009. se non saranno smentite nel corso dell’eventuale processo, le ricostruzioni della Procura tratteggiano uno scenario allarmante: e cioè che il business della discarica della camorra si sia allargato anche alla provincia di Salerno potendo contare su appoggi insospettabili. Sì, ma quali?