Caso Centrale: altro che latte, in ballo c'è un palazzo - Le Cronache
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Caso Centrale: altro che latte, in ballo c’è un palazzo

Caso Centrale: altro che latte, in ballo c’è un palazzo

di Marta Naddei

Una palazzina di nove piani pronta ad essere tirata sui terreni adiacenti la Centrale del Latte.
La vendita della storica municipalizzata del Comune di Salerno porterebbe con sé un affare ben più grande per chi l’acquisterà. Dunque, il modesto prezzo posto a base d’asta, assume ancor di più i contorni di una vera e propria messa in saldo della partecipata che potrà essere aggiudicata, con tutti i suoi fruttuosi terreni, a soli 12 milioni e 700 mila euro. Chiaramente, l’asta sarà al rialzo. Dunque, il vero affare sarebbero i terreni attualmente incolti che si trovano in via Monticelli e sarebbero pronti sia il progetto, fatto da un architetto, che il Pua. Manca solo il nuovo proprietario dell’azienda che dovrà proporre all’amministrazione comunale il Pua stesso. Insomma, sembra proprio che dietro la necessità del Comune di far cassa, motivo ufficiale insieme all’obbligatorietà prevista per legge della vendita paventata dall’amministrazione comunale e poi smentita grazie all’intervento del Movimento Cinque stelle, sembra che la Centrale del Latte nasconda molto di più.
Intanto le polemiche sul bando non si placano: da più parti sono giunti attacchi all’amministrazione comunale per la pubblicazione dell’avviso di gara che si muove su criteri che di fatto penalizzano le aziende locali e le cordate, favorendo i tre colossi interessati all’acquisto ovvero Parmalat, Granarolo e Newlat. Probabilmente i produttori, i concessionari e i distributori locali, a serio rischio di rimanere fuori dal circuito con la cessione ad un privato della Centrale del Latte, pur costituendosi in rete temporanea di impresa riuscirebbero a soddisfare gli stringenti criteri del bando che fissa a 20 milioni medi annui il valore della produzione del triennio 2010-2012 e a 5 milioni il fatturato per lo stesso arco di tempo.
«La cessione ad un privato ora – spiega il consigliere comunale Forza Italia, Peppe Zitarosa – significa che si darà ai salernitani un latte che non sarà più di Salerno, questo perché la logica delle grandi aziende è volta al risparmio: il latte in Germania si prende a 0.25 euro, un costo più basso di circa 15 centesimi rispetto a quello italiano. Facendo due calcoli, chi acquisterà la Centrale vorrà risparmiare la bellezza di due miloni e mezzo l’anno. Questo secondo me provocherà anche una disaffezione dei salernitani, perché come il “Nostro” non c’è alcun latte. Anche non aver fatto passare il bando in Consiglio comunale è stato un errore gravissimo».
Critico anche il consigliere di Futuro e Libertà, Antonio Cammarota (tra l’altro promotore con l’associazione “La nostra libertà” di una raccolta firme contro la vendita che ha raggiunto oltre mille adesioni) che, oltre a contestare aspramente i criteri di valutazione previsti nel bando, ne chiede la revoca, con l’apporto di alcune modifiche tra cui, quella sostanziale e fondamentale, della destinazione delle somme ricavate dalla vendita completa della Centrale del Latte.
Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Roberto Celano, giudica «sbagliata» la vendita e comunque «sottostimata» la quotazione della Centrale, con un bando che «taglia le gambe alle aziende locali e che non tutela marchio e dipendenti».
Sulla polemica delle organizzazioni sindacali sul comportamento scorretto dell’amministrazione comunale, arriva la replica dell’assessore al bilancio Alfonso Buonaiuto: «Li abbiamo convocati il 7 agosto e non sono venuti. Che colpa abbiamo noi al Comune?».