Caos alla Vicinanza, a scuola fino al venerdì. Preside sotto accusa - Le Cronache
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Caos alla Vicinanza, a scuola fino al venerdì. Preside sotto accusa

Caos alla Vicinanza, a scuola fino al venerdì. Preside sotto accusa

«La settimana corta è necessaria per far fronte alla carenza di personale Ata, per cui vi invito a optare per tale votazione. In caso contrario, sarò costretta a tagliare due unità e a mettere delle classi in lista d’attesa». Sabrina Rega, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Giacinto Vicinanza”, durante il consiglio d’istituto curato dal giudice Barrella e tenutosi ieri pomeriggio alla presenza di professori, maestri e rappresentanti dei genitori, ha le idee chiare: l’unica soluzione è quella dell’orario di 27 ore settimanali, in una settimana fatta di cinque giorni e con il sabato libero. Una proposta, questa, già avanzata dall’ex preside Mario Montera, al quale quest’estate è subentrata la Rega. La soluzione presa in esame riguarda anche l’orario ridotto, con ingresso alle 8.10 ed uscita alle 13.20 (con eccezione del venerdì, la cui campanella suonerà alle 13.10). «Votare per questa soluzione è importante perché così ricaveremmo ben 1320 minuti, pari a oltre 22 ore di insegnamento», spiega la dirigente. «Ha persuaso i professori», commenta invece una madre, una delle tante che ieri pomeriggio ha assistito al consiglio d’istituto senza però la possibilità di esprimersi (come previsto dall’articolo 14). «Prospettando al corpo docenti un alleggerimento del carico e insinuando in loro il timore dei tagli, ha attuato qualcosa di molto simile al mobbing. Ma noi genitori non ci perdiamo d’animo e presto ci riuniremo per tutelare l’equilibrio psicologico dei nostri figli».

Un consiglio d’istituto tra l’altro andato per le lunghe, «dal momento che siamo stati convocati alle 16.30 e invece ci hanno fatto accedere solamente alle 17 inoltrate, lasciandoci esposti alle intemperie in una fredda giornata di metà gennaio», spiega Paola Piola, rappresentante della sezione G della scuola media statale “A. Pirro”. Di mestiere fa l’avvocato, ma è lì prima ancora nei panni di genitore amareggiato. «Hanno optato per la settimana riduttiva per puro caso, ragion per cui ho ritenuto indifferibile ed urgente stilare un protocollo d’istanza che però hanno preferito non leggere in pubblico».

Il clima, già di per sé teso nei tre quarti d’ora che precedono l’ingresso dei genitori nell’istituto, diventa rovente durante il consiglio. Alle parole della dirigente seguono quelle della professoressa Velia Tancredi, che sbotta: «Sei ore di fila sono un danno per gli studenti. Siamo così attratti dalla modernità che poi non riusciamo a far fronte alla difficoltà pratiche che essa comporta». E’ critica anche la professoressa Maria Assunta Zanfardino, vice preside, che ricorda, tra le altre cose, come sia riduttivo avere 4 bidelli a fronte di una popolazione di alunni fatta di 519 unità. «I ragazzi meritano una pausa», fa eco la professoressa Antonia Anna Bucci; «I problemi col personale Ata non devono interferire con le esigenze dei ragazzi. Anticipando l’orario di ingresso alle 8.10, poi, permetteremmo oltremodo il ritardo delle lezioni».

La voce fuori dal coro è invece affidata alla maestra Concetta Odierna, che insegna Matematica. «Vi posso assicurare che i problemi di ritardo c’erano anche quando l’ingresso era consentito fino alle 8.45. Se c’è un orario che viene rispettato, quello è unicamente l’uscita», commenta ironicamente. «Ora il punto è che io non vedo altre soluzioni all’orizzonte». A fare il punto della situazione ci pensa poi la professoressa di Italiano Lucianna Ciacci. «E’ una situazione di crisi, di difficoltà, eppure una via d’uscita c’è. Quale? Beh, anzitutto chiediamoci se questa ventata di modernità rispecchi davvero la tendenza europea, consistente nell’avere il sabato libero. Bene, a Salerno non intravedo tutta questa necessità, né tantomeno strutture idonee a consentirlo. La verità è che i ragazzi fanno già 5 ore di lezione frontale: potremmo mai costringerli a farne un’ora in più in questo modo? No, la scuola non è una caserma, e per permettere la settimana corta bisognerebbe prima rinnovare a fondo la didattica. Dalle crisi, se le vivi a dovere, ne esci meglio di come sei entrato».

Alla fine, dopo il giro di pareri, si procede alla votazione, sempre curata dal giudice Barrella. Dei 19 votanti, 14 si dichiarano favorevoli, 4 contrari e uno astenuto. La proposta passa, la settimana corta è realtà.

Massimo Salvo