ACERNO. È stato scarcerato il vivandiere del boss della camorra di Scafati Francesco Matrone che si nascondeva in un casale di Acerno. Gerardo Iuliano, il boscaiolo che ha coperto la sua latitanza, ha lasciato il carcere di Fuorni dove era ristretto in attesa del giudizio. Grazie all’accordo con il Gup del Tribunale di Salerno per il patteggiamento, Iuliano ha potuto fare rientro a casa. Attraverso l’avvocato Michele Sarno è stata concordata una pena di 2 anni di reclusione. «Lui faceva da tramite con i familiari di Matrone e lo aiutava a nascondersi in un rudere a 1000 metri d’altezza». Così fu presentata l’operazione che ha portato all’arresto di Francesco Matrone e con lui anche il suo fiancheggiatore Gerardo Iuliano. Curava tutti i particolari l’esperto boscaiolo quarantasettenne, lui incontrava e parlava a telefono con i familiari di Francesco Matrone, si occupava delle condotte dell’acquedotto in alta montagna ma sottotraccia “custodiva” anche l’area dove si trovava il ricercato ed al momento dell’arresto è stato trovato in possesso di un arma con matricola abrasa. Iuliano, inoltre, era alla guida di un furgone che veniva utilizzato per spostare e per supportare l’attività di latitanza di Matrone. Viveva in una vera e propria fortezza in montagna Matrone, con ben due cancelli, dinanzi i quali erano stati posizionati dei cani. Quattro Setter dinanzi un cancello e 2 setter e 2 maremmani su un’altra inferriata, 8 cani in sbarramento proteggevano gran parte dell’abitazione mentre sul retro il Matrone aveva anche preparato una possibile via di fuga. Nella parte posteriore della casa, infatti, c’era una sentiero che proseguiva lungo il bosco e terminava nel fiume, inoltre nell’abitazione sono state ritrovate due motociclette enduro e due auto tra cui una Fiat Panda 4×4. «Iuliano era molto vicino al latitante – disse il comandante dei Ros Mario Parente – lo aiutava nel rifugio in una zona particolarmente impervia a circa 1000 metri di altezza. È stato difficile proprio per questo il lavoro di osservazione, le pericolosità della zona, in più sapevamo che Matrone è un cacciatore esperto e profondo conoscitore di quei luoghi, era difficile cinturare l’area e questo poteva presentare molte incognite nella fase della cattura. Questo non è successo grazie alla professionalità di chi ha operato». Ora il boscaiolo di Acerno è libero.
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