Battipaglia, scioglimento per mafia: il decreto è desaparecido - Le Cronache
Cronaca Provincia Battipaglia

Battipaglia, scioglimento per mafia: il decreto è desaparecido

Battipaglia, scioglimento per mafia: il decreto è desaparecido

di Oreste Vassalluzzo
BATTIPAGLIA. Si vota, non si vota. Lo stillicidio di voci, commenti e “si dice” sta per finire, o quasi. Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’interno Angelino Alfano sarebbe pronto a prendere atto dello scioglimento del consiglio comunale di Battipaglia dopo la firma del provvedimento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo i fatti giudiziari che hanno coinvolto l’ex sindaco Giovanni Santomauro e alcuni dirigenti e funzionari comunali. E siamo ancora nei “si dice”. Le motivazioni per lo scioglimento, che comporterà il blocco delle elezioni amministrative di maggio e la nomina di tre commissari che resteranno in carica per almeno 18 mesi (prorogabili fino a 24), recherebbero la dicitura “diffuse illegalità”. Ma al di là dello scioglimento o meno, e su questo punto che è il caso di soffermarsi. Cosa significa “diffusa illegalità”? E soprattutto da parte di chi? Della politica o dell’apparato burocratico del Comune di Battipaglia? E poi è davvero l’attività di Giovanni Santomauro sindaco o quella di Giovanni Santomauro segretario comunale nel mirino della commissione d’accesso antimafia che ha lavorato per sei mesi? Sono questi gli interrogativi che dovrà sciogliere il ministero dell’interno che in ogni caso, sia se si decida di sciogliere il consiglio comunale, sia che non lo si decida, dovrà emanare un decreto. Se ci riferiamo ai fatti per cui l’ex sindaco fu arrestato nel maggio scorso diventa davvero difficile pensare ad uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche. C’è il rischio di un Comune sciolto per le “effusioni amorose” che lo stesso ex primo cittadino si scambiava con alcune donne nella sua stanza al terzo piano di Palazzo di Città. Se, invece, si osserva l’attività di segretario generale dell’ex sindaco, che ha svolto per vent’anni (fino al 2007 quando fu cacciato dell’ex sindaco Gennaro Barlotti), allora il quadro cambia. La normativa che riguarda lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni camorristiche guarda con molta attenzione al ruolo dei dirigenti e funzionari del Comune. Anche nei casi in cui non sia disposto lo scioglimento, qualora la relazione prefettizia rilevi la sussistenza degli elementi di collegamenti o condizionamenti da parte della criminalità organizzata, con riferimento al segretario comunale, al direttore generale, ai dirigenti o ai dipendenti a qualunque titolo dell’ente locale si interviene per bloccare ogni condizionamento. In questo caso è prevista anche la sospensione dall’impiego del dipendente, o la sua destinazione ad altro ufficio o altra mansione con obbligo di avvio del procedimento disciplinare. In questo caso, se il caso è questo ovviamente, cosa c’entra il congelamento della democrazia? La Corte Costituzionale ha stabilito (sentenza n. 103/1993) che gli elementi su cui deve poggiare lo scioglimento sono innanzitutto i collegamenti diretti o indiretti degli amministratori locali o dirigenti e funzionari. L’ambito d’interesse per il Comune di Battipaglia potrebbe essere quello degli appalti pubblici. Proprio il caso dell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Salerno che coinvolge il Comune e gli ex amministratori, oltre ad alcuni dirigenti e funzionari. La Corte ha ricordato inoltre che per arrivare allo scioglimento di un ente locale per infiltrazioni mafiose gli elementi probatori non devono essere granitici. E anche in questo caso si ripercorre gran parte della storia ultima del Comune di Battipaglia. Il pronunciamento della Corte Costituzionale, in questo caso, è un faro da seguire per evitare che il Tar, organo a cui si può proporre ricorso, disponga la revoca del provvedimento. In questo senso, a Battipaglia, è già pronto a questo ricorso l’ex sindaco e consigliere regionale di Fratelli D’Italia Fernando Zara. Poi c’è l’incandidabilità degli amministratori coinvolti che prevede un iter talmente complesso da far risultare tale misura più un’operazione di facciata che reale.