Armando Cerzosimo e il mito del wanderer  - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Armando Cerzosimo e il mito del wanderer 

Armando Cerzosimo e il mito del wanderer 

Il fotografo di Montecorvino Rovella ha inaugurato il post-covid della Certosa di Padula, divenendo il primo “visitatore” dopo questo infinito “tempo sospeso”

Di OLGA CHIEFFI

Goethe, la cui opera è come poche ricca di Wanderung; è un viandante Guglielmo Meister, che, nella “Theatralische Sendung” (La vocazione teatrale) rinuncia alla sicurezza borghese per seguire l’imperativo della sua passione interiore ed una compagnia di squattrinati artisti girovaghi; per incontrare poi, nei “Lehrjahre” (Anni di apprendistato), quell’imperativo – “Ricordati di vivere!” – che rammenta la necessità ed il diritto all’entusiasmo, allo sguardo infantile, meravigliato e divertito sul mondo e sugli uomini anche da parte di chi non è stato mai o non è più Wanderer, e nel benessere borghese ci vive gratificato. Molte sono le liriche, nella poesia goethiana, ispirate alla Wanderung; indimenticabile e commovente la quiete religiosa emanata dai pochi versi che compongono il “Wanderers Nachtlied”. Ieri ci siamo ritrovati con i social invasi da un misterioso Armando, che ha rotto l’incantesimo che ha attanagliato per oltre due mesi la Certosa di Padula. Armando, il visitatore salernitano che ha prelevato il suo biglietto, gratuito come da decreto ministeriale, e ha emozionato la direttrice Tommasina Budetta. La mascherina copre il volto, ma non l’occhio fotografico e i social, attraverso la sola immagine pubblicata, hanno rivelato anche questo, il famigerato Armando è il fotografo Armando Cerzosimo. Sguardo infantile, meraviglia, e allegria, per essere ritornati a vivere della bellezza, cui tende il suo lavoro, come il wanderer. Ma Armando non ha nulla a che spartire con l’irrequieto e inappagato errare del wanderer romantico. Questo particolare Wanderer Armando non aspira all’impossibile, non tende ad un assoluto destinato a restargli estraneo, sa bene che ogni cosa ha il suo tempo, ed è proprio l’esperienza del tempo che scorre e leviga a renderlo “normale”, compreso nella ruota della vita che gira a fasi alterne e lo ha fatto “pathire” in questo periodo, un po’ come tutti, facendone così un cercatore d’infinito, di bellezza. Gedenke zu leben, il « ricordati di vivere! » ricorda il wanderer goethiano. Montaigne aveva scritto : “ Il nostro grande e glorioso capolavoro è vive­re come si deve […] È una perfezione assoluta, e quasi divi­na, saper godere lealmente del proprio essere”. Per Goethe questa “salute”, questa “felicità” è nel “Grande è il piacere dell’esistere / più grande ancora il piacere nell’esistere”, assolvendo ai doveri sacri : aderire alle leggi di natura e al cosmo, e ai doveri quo­tidiani della vita, nell’intreccio benefico di “pensare e fare”. L’attimo non è solo il kairòs del momento felice, quando il destino sorride in una strizzatina d’occhio (Augen­blick). Il battere d’occhio è l’istante da fissare per sem­pre : “Guarda l’attimo (Au­gen-blick) negli occhi (Au­gen)”, comanda l’Elegia di Marienbad , ma Au­gen-blick,  è anche il “colpo d’occhio” che fa cogliere all’istante l’insieme. Così Armando Cerzosimo, seguendo il personale e felice “Augen-blick” ha potuto spaziare in solitudine tra le opere ospitate nelle celle dei monaci, raccolte nel triennio 2002\2004, nel corso delle tre edizioni della rassegna  internazionale “Le Opere e i Giorni”, ideata da Achille Bonito Oliva, ispirati a tre temi prescelti, il Verbo, il Precetto e la Vanitas, portando con sé questo blitz tanto desiderato, quale talismano di piccole ebbrezze per la ripresa del suo lavoro.