Appunti per uno Zibaldone musicale - Le Cronache
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Appunti per uno Zibaldone musicale

Appunti per uno Zibaldone musicale

Nono appuntamento, domenica 9 giugno, alle ore 20, per la VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia, dedicata alle voci degli strumenti e alle arie verdiane

 

Si avvia alla conclusione questa VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia, un evento istituzionalizzato del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, che anima il centro storico, ospite della Bottega San Lazzaro di Chiara Natella. Domenica 9giugno alle ore 20 (Ingresso libero) al pubblico della Chiesa di Santa Apollonia verrà proposto un variegato zibaldone musicale. Ad inaugurare la serata saranno il clarinettista Gaetano Apicella e il fagottista Francesco Quarata, i quali si cimenteranno con la Sonata per clarinetto e fagotto FP 32° di Francis Poulenc.E’ questa la prima di una di tre  sonate che Poulenc in seguito ha definito da”intrattenimento”, scritta nel 1922 e rivista nel 1945. Il lavoro è molto breve, e comprende tre movimenti. Il primo, Allegro, è un dialogo veloce in cui il fagotto quasi accompagna il clarinetto. Il secondo, Romance (Andante trés doux) è lento e si basa principalmente sul registro inferiore degli strumenti. Il terzo, Finale (Trés animé) comprende due sezioni veloci e ne delimitano una centrale più lenta. Sarà, quindi, la volta del fagottista Gaetano Varriale, del violinista Antonio Nobile, della violista Francesca Senatore e della violoncellista Giuseppa Di Leoche eseguiranno il Quartetto op.73 n°3 in Sol Minore di Françoise Devienne. La sua musica mostra poca complessità in termini di elaborazione contrappuntistica o tematica, per la maggior parte costituita da linee melodiche con accompagnamento subordinato, ma le sue melodie sono invariabilmente modellate in modo elegante, gratificanti per chi suona, poichè offre diverse opportunità, in cui le abilità dei vari performer possono essere poste in luce. Seguirà “Le Caprice sur des airs danois et russes”, affidato al pianoforte di Elvira Borriello, al flauto di Alessandra Orlando, all’oboe di Sebastiano Scorpio e al clarinetto di Elpidio Matteo Buonpane. Camille Saint-Saëns, grande signore del tardo romanticismo parigino, nel 1887 scrisse appunto questa pagina per i membri di spicco della sua formazione, in un significativo tour di concerti, il flautista Paul Taffanel, l’oboista Gillet e il clarinettista Turban, ospite della corte dello Zar a San Pietroburgo. Qui risiedeva anche una principessa danese, ovvero la Zarina, che offrì a Saint-Saëns la fortunata idea di combinare melodie popolari russe e tale origine danese – come simbolo del felice matrimonio tra lo Zar e sua moglie. Stilisticamente, il Caprice appartiene alla SalonMusik, in cui le variazioni virtuosistiche su temi popolari erano tra i generi più amati. Tuttavia, la parte pianistica esigente e la qualità del tutto si distinguono favorevolmente da pezzi comparabili. Chiuderanno il concerto le splendide voci del nostro conservatorio, accompagnate al pianoforte dalla pianista Elvira Borriello, con il Giuseppe Verdi giovanile del 1838, sei romanze per canto e pianoforte di sapore belliniano, non prive di qualche curiosità.L’esule, una vera aria con recitativo e cabaletta – sono per lo più trasferimenti “in camera” del canto d’opera. Tragedia, dramma, morte, miseria, sono i contenuti di molte di queste composizioni. Genoveffa Volpicelliinterpreterà Nell’Orror di Notte Oscura e l’Esule, una vera aria con recitativo e cabaletta –per lo più trasferimenti “in camera” del canto d’opera, mentre Rosa Vingianievocherà  “Non t’accostar all’urna, che ha nel testo reminiscenze della beethoveniana “In questa tomba oscura” e La zingara, un vivace allegro di carattere brillante. Concluderà il rècital il soprano Ilaria Sicignano, che proporrà “La seduzione”, un brano di presa immediata, cosa che non sorprende contenendo essa l‟embrione melodico del futuro Coro dei Lombardi…” e “In solitaria stanza”, su testo del poeta Jacopo Vittorelli, in cui si trova un inciso melodico che anticipa una frase di Leonora ne’ “Il Trovatore”.