Antonio Senatore e il flauto nel jazz - Le Cronache
Cava dè Tirreni

Antonio Senatore e il flauto nel jazz

Antonio Senatore e il flauto nel jazz

Nella sala Brengola di Cava de’ Tirreni, alle ore 20,30 il flautista incontrerà gli incroci sonori delle Suite di Claude Bolling

Di LUCIA ROSITO

Prosegue questa sera, la rassegna de “I Concerti dei docenti” del Conservatorio di musica di Salerno, alla Sala Bregola presso il Complesso monumentale di Santa Maria al Rifugio di Cava de’ Tirreni alle ore 20,30, con il terzo appuntamento dedicato al “Flauto nella musica jazz” In questa occasione si esibirà il flautista Antonio Senatore, titolare della cattedra di flauto presso il Conservatorio di musica “Giuseppe Martucci” di Salerno che, accompagnato dal trio jazz Raffaele Maisano al pianoforte, Marco Cuciniello al contrabbasso e Felice Marino alla batteria, renderà omaggio al francese Claude Bolling, compositore e pianista di musica jazz, con brani tratti dalle due “Suite per flauto e jazz piano trio”. Claude Bolling, celebre per la sua big band che ha riportato in auge lo stile del periodo d’oro dello swing e ancora più noto al grande pubblico come autore di colonne sonore di film, come “Borsalino” del 1970 con Alain Delon e Jean-Paul Belmondo, ha collaborato con Duke Ellington, Oscar Peterson, in campo jazzistico, e con il trombettista Maurice André e il violoncellista Yo-Yo-Ma, nel campo della musica colta. Bolling ha saputo fondere e combinare sapientemente la tradizione classica e quella jazzistica ed è considerato uno dei maggiori esecutori di jazz in Francia e all’estero. Le due Suite (la prima risale al 1973, la seconda al 1986) per flauto e trio jazz sono nate in seno alla collaborazione che il pianista intrattenne con un flautista d’eccellenza, come Jean-Pierre Rampal di cultura classica, creando uno stile del tutto originale definito “crossover” con partitura scritta e improvvisazioni, che rendono molto godibile la commistione tra la sobrietà ritmica del Barocco e lo stile sincopato dello swing. L’ eleganza discreta del lavoro, l’attenzione particolare alle melodie con un’aria di deja vu che mette a proprio agio l’ascoltatore, qualche accenno di blues, una cadenza rinascimentale qui un minuetto là e, naturalmente, la tecnica sopraffina abbinata alla sensibilità dei protagonisti sono le comunicative caratteristiche della prima suite. L’improvvisazione e la variazione rappresentano in musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli, la cui interazione genera sistemi a livelli crescenti d’astrazione. La ragione semantica della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione, come una indescrittibile ed immanente intuizione del noumeno.