Antonio Martiniello, il piccolo Ibra granata - Le Cronache
Ultimora Sport Salernitana

Antonio Martiniello, il piccolo Ibra granata

Antonio Martiniello, il piccolo Ibra granata

di Marco De Martino

SALERNO. Ventuno gol in diciotto partite: nessuno come lui, a livello giovanile, in tutta Italia. Lui è Antonio Martiniello. Classe 1996, il bomber è la punta di diamante della Salernitana Berretti di mister Mauro Chianese che è saldamente al terzo posto in classifica. Da Aversa alla Salernitana, sognando di arrivare, magari in un giorno non troppo lontano, in serie A. Intanto su di lui si sta scatenando una vera e propria asta tra procuratori sportivi (su tutti c’è Franco Zavaglia, agente tra gli altri di Ginestra e Mounard), per accaparrarselo. Martiniello però resta un ragazzo umile e taciturno che vuole decidere con serenità il proprio futuro seguendo i consigli di una sola persona:

«Quelli di mister Chianese. Per me è come un padre, grazie a lui sono cresciuto tanto, come calciatore ma soprattutto come persona. Se non ci fosse stato lui non sarei diventato quello che sono».

Come ogni giovane che si sta affacciando al calcio che conta, hai un idolo a cui ispirarti:

«Zlatan Ibrahimovic. Mi piace il suo stile di gioco ma anche il suo atteggiamento da guascone. E poi Ibra è capace di far gol in ogni modo e da ogni posizione, come piace fare a me».

Arrivare al livello di Ibrahimovic è un sogno, per ora però sai da dove sei partito:

«Non è stato facile emergere da una realtà come quella di Aversa. Quando fallì la mia scuola calcio se non fosse stato per il mister Pasquale Iovine, che mi portò al Carinaro dopo che l’Aversa Normanna mi rifiutò, ora non sarei qui alla Salernitana. Da lì infatti ho spiccato il volo, anche grazie al direttore sportivo Luciano Lisbona ed ai dirigenti Franco Arpaia, Enzo e Luigi Iavarone, Nicola Di Martino ed i fratelli Cardone».

Dal Carinaro alla Salernitana: com’è nato questo salto?

«Provai per il Napoli, poi per il Modena. Quest’ultima società mi voleva ma appena seppi dell’interessamento della Salernitana, tramite il grande Angelo Belmonte a cui fui segnalato da Iovine, non ebbi più dubbi. A Salerno sarei rimasto vicino casa mia e poi ho sempre sognato di giocare davanti ad un pubblico come quello dell’Arechi».

Sabato non giocherai con la Berretti perchè sei squalificato, alla prima squadra mancheranno Fofana e Ginestra per infortunio. E se arrivasse la prima convocazione?

«Lo spero, sarebbe una gioia immensa. Se non in campionato, sarebbe bello essere chiamato da Gregucci almeno per l’impegno in Coppa Italia a Grosseto. Speriamo bene».

Avere davanti a te tanti elementi della Primavera della Lazio ti scoraggia o ti carica?

«Può sembrare penalizzante per noi delle giovanili, ma se sei forte sei destinato ad affermarti comunque. E poi ci sono ragazzi come Perpetuini e Mendicino che mi danno tanti buoni consigli».

Del tipo?

«Mendicino mi ha spiegato che anche se fai tanti gol nel settore giovanile non è detto che riesci ad affermarti ad alti livelli. E’ però con Ginestra che ho un grande rapporto. Ciro mi ha dato tanti consigli, soprattutto sui sacrifici da fare e sul modo di comportarsi in campo. E’ una grande persona ed un vero amico».

21 gol con cui hai già vinto tre scommesse: dove vuoi arrivare?

«Sì, è vero. Le ho vinte con Peppe Liguori, Ciro Vitale ed il responsabile Nino Ruggiero. Ora ce n’è un’altra a quota 30. Se ci sono riuscito è anche grazie ai miei compagni di squadra. Per ora prendiamoci i play off, poi, magari, la prima squadra…».