Il sindaco Napoli, pur perdendo una percentuale consistente rispetto a 5 anni fa è stato rieletto. Il voto degli elettori è una sentenza e va rispettata. Napoli però deve riflettere su quanto accaduto durante il suo mandato e leggere bene i numeri e i risultati delle elezioni. E’ chiaro che i competitor rispetto a cinque anni fa, Barone e Sarno, hanno succhiato voti, come è chiaro che la spinta finale di De Luca è stata determinante. I numeri dicono che pezzi della sua giunta non sono stati riconfermati. Cominciando dall’assessore al Bilancio Della Greca. Lo stesso Di Maio, vice sindaco e assessore di peso non è andato benissimo. E’ la conferma che quel clima di contestazione non era solo un fatto politico. Un malumore che serpeggiava in città, cominciando dai rifiuti per strada e dal mare sporco, che non si è tradotto in protesta nelle urne ma che non può restare inascoltato. Ora, al di là delle dichiarazioni (leggi pagina 2) di circostanza, è chiaro che la formazione della nuova Giunta comporta qualche problema interno. Il boom di Fiore, figlio di quel Fiore fatto fuori elegantemente alle Regionali, nonostante un boom di preferenze, lo ha già costretto a chiarire che gli assessori non saranno nominati per le preferenze ricevute. Come è accaduto sempre sia con De Luca che con lo stesso Napoli. Come non può chiudere gli occhi davanti alla affermazione di Paky Memoli, già punita la scorsa legislatura. Bisognerà trovare un escamotage non tanto per Loffredo, il piuù votato, per riconfermare subito De Maio e Caramanno proprio per non dare la sensazione di voler stracciare il lavoro fatto nei cinque anni precedenti. Un assessorato tocca a Salerno Giovani (entrerà Pino D’Andrea), uno ai socialisti (rientra la Willburger) e qui il nome di Natella appare scontato, e uno ai Popolari e Moderati (riconfermata la Falcone o assessorato tecnico alla pubblica istruzione a Barbara Figliolia, prima dei non eletti?). Proprio la lista di Aniello Salzano, oltre il 5% è un’altra chiave della vittoria di Napoli. Un clamoroso errore di valutazione dell’entourage di Sarno che si è lasciata scappare la lista che faceva riferimento all’Udc, per una gestione scellerata nei rapporti con Salzano, ritenuto troppo frettolosamente un vecchio arnese. Sarno ha perso perchè non ha colto che nell’ultima settimana, quelli che avevano detto di sostenerlo, abbandonando la vecchia barca di De Luca, lo hanno tradito. Cominciando dagli ultras con cui pure si era speso generosamente in tempi non sospetti. Sarno ha fatto un miracolo perchè quel centrodestra che lui ha accolto a braccia aperte dopo mesi di tira e molla, ha fatto un flop. Come era facilmente prevedibile. Forza Italia è inesistente, la Lega camuffata da civica una delusione annunciata con qualche candidato che non ha esitato a far votare un altro candidato sindaco. Con Fdi che è andato ben sotto le previsioni, puntando tutto su Stasi e Ventura e che a raccolto niente. Quelle liste che Sarno sperava facessero da traino sono state una palla al piede. Senza contare che troppi candidati hanno fatto solo presenza. Sarno però si apre una finestra importante per le prossime politiche che non sono lontanissime. La Barone ha lavorato anche lei con passione e con volontà, pur con poco tempo a disposizione. Ha certificato la presenza in vita dei 5 stelle, bene i rappresentanti di Oltre ma poi il vuoto. La sinistra ha fatto l’ennesimo flop e onestamente ci si aspettava qualcosa in più dal lavoro di Federico Conte. La Barone e Sarno aprono un varco consistente nella granitica fortezza di De Luca. Avrebbe meritato di più anche Antonio Cammarota, punito oltre misura da un risultato che non premia il suo lavoro, costante e preciso. Delusione anche per I Figli delle Chiancarelle che si sono misurati con le urne dopo anni di opposizione social. Non bastano i post, servono anche gli uomini per portare avanti determinate battaglie. t*
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