All’alt dei carabinieri, li minaccia. «Datemi i documenti identificativi mi devo segnare i vostri nomi, che poi vi farò vedere» - Le Cronache
Cronaca Giudiziaria

All’alt dei carabinieri, li minaccia. «Datemi i documenti identificativi mi devo segnare i vostri nomi, che poi vi farò vedere»

All’alt dei carabinieri, li minaccia. «Datemi i  documenti identificativi mi devo segnare i vostri nomi, che poi vi farò vedere»

Pina Ferro

Aggredisce verbalmente e minaccia i carabinieri che le avevano intimato l’alt. Lei si ferma per un attimo e poi riparta affermando:«Vado di fretta. Mi sta aspettando il mobiliere». Con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale è a processo l’avvocato salernitano Wilma Fezza. Nel procedimento in corso dinanzi al giudice monocratico Caiazza della prima sezione penale del tribunale di Salerno si soo costituiti parte civile i militari protagonisti della spiacevole esperienza. Si tratta di carabinieri in forza al nucleo operativo della Compagnia di Salerno. Era il maggio 2016 quando, a Wilma Fezza fu intimato l’alt in pieno centro cittadino, in quanto a bordo della sua Saab stava avendo una guida per nulla prudente. La professionista dopo essersi fermata ha riferito ai militari di andare di fretta in quanto era attesa dal mobiliere. Subito dopo è ripartita velocemente. A questo punto i militari in servizio hanno azionato i lampeggiani e inseguito l’automobile con a bordo la professionista. Nonostante la presenza dell’auto dei militari la guida di Wilma Fezza continuò ad essere non sicura. Tra via Farao e via Nizza, l’avvocatessa, secondo quanto riposta la pubblica accusa, si spostava da una corsia all’altra mentre conversava a cellulare. Una guida, quella assunta, che avrebbe messo in pericolo una donna con carrozzina che attravversava la strada sulle strisce pedonali. Bloccata dai carabinieri, e alla richiesta di ulteriori documenti, la professionista risponde aggredendo i militari: «Io non vi conosco e non so se nemmeno siete veramente dei carabinieri, potete essere falsi e magari lo siete, ed in ogni caso, mi dovete dire come vi chiamate, anzi, voglio che mi esibite dei documenti identificativi personali che mi devo segnare i dati vostri che poi vi farò vedere». Tutto ciò mentre mostrava ai militari operanti il proprio tesserino professionale e ripetendo la minaccia che si sarebbero rivisti in altro luogo. Nell’udienza di venerdì sono stati ascoltati i militari che hanno confermato tutte le accuse. Ora la prossima udienza è fissata all’inizio del nuovo anno.

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