Accatastamenti dei posti barca “sottocosto”, la Commissione tributaria provinciale boccia la società Marina d’Arechi e dà ragione all’Agenzia delle entrate. La decisione risale allo scorso 18 dicembre e solo ora sono state rese note le motivazioni che hanno indotto i commissari a respingere i ricorsi presentati dalla società proprietaria del porto turistico Marina d’Arechi. Sette, nel corso di circa un anno (tra il 2017 e il 2018), sono stati i sopralluoghi effettuati dai tecnici dell’Agenzia delle Entrate per appurare la congruità degli accatastamenti, tramite il criterio della compravendita, effettuati per i posti barca (10, per la precisione, risalenti al 2015); questi ultimi, in base a quanto stabilito dalla società facente capo ad Agostino Gallozzi, avrebbero, di fatto, avuto un valore catastale inferiore a quello di un box auto. Da qui, il ricalcolo effettuato dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate sulla base del criterio del valore di mercato (che si muove su stime di valori risalenti al 1988). Un ricomputo che, di fatto, avrebbe fatto innalzare notevolmente la cifra e che ha trovato l’opposizione della società Marina d’Arechi. Secondo quanto deciso dalla Commissione tributaria provinciale, però, «i ricorsi sono infondati», perché «i calcoli» effettuati dall’Agenzia delle Entrate «sono corretti» e sono basati «sul valore di mercato», il giusto criterio da tenere in considerazione, in virtù del fatto che «non sono stati ottenuti dati certi sulle tariffe praticate» e anche alla luce del fatto che la “Marina d’Arechi spa” non avrebbe prodotto tutta la documentazione utile ad attestare il costo dell’opera nel suo complesso e, allo stesso tempo, avrebbe tentato di produrre un mappale per ogni singolo posto barca, anziché uno complessivo, attribuendo ad ognuno di essi una particella distinta. Il ricorso in Appello da parte della società sarebbe già pronto. Il porto turistico del Marina d’Arechi è, così, finito ancora una volta nell’occhio del ciclone: da tempo, infatti, si cerca la documentazione relativa alla realizzazione dell’opera e alle concessioni. Gli atti, infatti, sarebbero “spariti” e a nulla sono valse le richieste, anche durante il Consiglio comunale, del consigliere Antonio Cammarota. Così nel vuoto è caduta la denuncia di Italia Nostra e Figli delle Chiancarelle in merito alla “nascita” di una spiaggia attrezzata che ha, di fatto, dato vita a un porto “penisola” mentre ancora non c’è traccia delle famose opere a terra, pur previste.
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