Salerno alle prese con il decimo sbarco, tra le polemiche e le difficoltà. 550 migranti nel pomeriggio di ieri hanno toccato terra ferma dopo un lungo viaggio, con la speranza di una vita nuova. Circa 40 i bambini, di cui un minore non accompagnato, che hanno dovuto affrontare le criticità e le difficoltà di un viaggio in mare, stipati come al solito e con il pericolo di non farcela. Le donne in stato di gravidanza sono tre, di cui una al nono mese, le quali rimarranno a Salerno per le adeguate cure, insieme a qualche caso particolare di scabbia. La macchina organizzativa ha funzionato alla perfezione, nonostante siano sempre una “sorpresa” lo stato e le condizioni di salute in cui arrivano i migranti. Per la prima volta ad attraccare a Salerno una nave della Marina militare tedesca, la Holstein, e non italiana, a bordo maggioranza di siriani, etiopi e somali e le destinazioni sono da definire, ma per certo 40 andranno in Val d’Aosta, 130 in Veneto, 130 in Lombardia e 22 rimarranno in Campania, in provincia di Salerno. Antonio Lucchetti, direttore sanitario dell’Asl di Salerno, sottolinea la precisione con cui la macchina organizzativa funziona essendo oramai al decimo sbarco: «Abbiamo oramai collaudato la macchina organizzativa che entra in funzione automaticamente e indipendentemente dalle notizie. Siamo abituati a verificare sul campo le situazioni che spesso non corrispondono alle notizie pervenute dalla nave. La nave essendo tedesca non utilizza lo stesso metodo di identificazione delle persone a bordo, quindi l’unica differenza é che questa volta ci saranno tempi più lunghi per il riconoscimento. Non è una questione di numerosità ma di criticità». La Cgil inoltre scende in campo per la decima volta, mettendo a disposizione i propri mediatori culturali che hanno il difficile compito di accogliere chi scende dalla nave, ascoltandone spesso storie e le tante difficoltà. «Oramai siamo abituati, é il solito sbarco» – dichiara Anselmo Botte, che continua: «Noi come Cgil stiamo chiedendo con insistenza ma restando inascoltati che ci sia il coinvolgimento di tutta l’Italia per cominciare perché il 50% dei rifugiati è qui nel mezzogiorno. Ci tengo a precisare soprattutto che anche l’Europa deve fare la sua parte, cambiando la politica, mettendone in piedi una seria, creando una serie di corridoi umanitari che possano definire dei percorsi precisi per questi migranti. Per quanto riguarda i sindacati, siamo sempre in prima linea e continueremo a farlo per evitare lo stato di “alienazione” di chi arriva». A chiedere che ci sia il coinvolgimento anche degli altri paesi dell’Unione europea è stato il consigliere comunale delegato alla Protezione civile – che insieme al settore politiche sociali del Comune di Salerno, alla polizia municipale ed alle associazioni di volontariato ieri ha dato assistenza e accoglienza ai migranti – Augusto De Pascale che, prima dell’arrivo della nave al molo Manfredi, su Facebook ha fatto una considerazione proprio sulle responsabilità che, nel caso di specie, avrebbe dovuto assumersi la Germania: «Perché i migranti non vanno in Germania, in considerazione del fatto che sono stati raccolti da una nave tedesca? Ritengo che possano sbarcare sul suolo italiano (nel caso specifico Salerno) ma poi devono essere accompagnati in Germania». Tantissime storie che camminano in fila, spesso senza scarpe, racchiuse in sacchi neri, senza perdere il sorriso e la speranza, consapevoli che questo Paese nel bene o nel male non offrirà loro una certezza e forse nemmeno un futuro lavorativo, perché da mangiare qui c’è, ma la dignità umana, quella che solo un lavoro può donarti, è pur sempre una sfida e una scommessa. E di scommesse, queste persone, ne hanno fatte e ne continueranno a fare anche qui, ma almeno la sfida più grande l’hanno vinta già. Sono scappati e hanno ritrovato la vita. Brigida Vicinanza
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